“Quando si parla di noi tre torniamo a essere sempre dei ragazzini anche se ormai abbiamo più di trent’anni. Siamo rimasti così, con la crescita bloccata a quindici anni fa, gli altri sono andati avanti e noi no”.
Hai mai avuto la sensazione di non riuscire ad andare avanti con la tua vita a causa di un avvenimento legato al tuo passato che ti blocca? Un problema mai risolto, forse, o un qualcosa di mai detto. Alle volte i ricordi sono così opprimenti che non fai altro che pensarci per tutto il giorno, mettendo da parte i tuoi affetti personali e il lavoro.
A meno che non decidi di reagire cercando di risolvere il problema alla radice, potresti rischiare di rimanere intrappolato nel tuo stesso passato.
È quello che succede a Viola, la protagonista dell’omonima novella scritta da Maristella Occhionero, titolare della casa editrice La Ruota Edizioni.

In un piccolo paese del sud Italia crescono Viola, Federico e Giorgio. Inseparabili, anche se a volte sadici e pieni di ombre, i tre ragazzi si ritrovano a crescere con alle spalle un segreto, un buco nella loro infanzia che non riescono a colmare e che li porta a non maturare mai e a non permettersi di essere felici.
Mi sono approcciato a questo libro con molta soggezione, in quanto, pubblicando con questa casa editrice, non volevo che la mia recensione risultasse una sviolinata (o, nel caso di una stroncatura, una denigrazione). Alla fine, mi sono detto: “Ma sì! Sono troppo curioso di vedere come scrive!” e così ho messo da parte le mie paranoie e ho acquistato il libro.
Ti dico subito che questo non è propriamente il mio genere preferito, visto che io leggo e recensisco libri per ragazzi e Fantasy. Ma credo che alcune volte faccia bene uscire dalla propria comfort zone e confrontarsi con altre categorie, no? E sono felice di averlo fatto, anche perché è la seconda volta che leggo una novella, cioè un romanzo breve, e ne sono rimasto piacevolmente stupito.
Molti pensano che più un romanzo è lungo più sia meritevole. Niente di più sbagliato. Ogni storia nasce e si sviluppa secondo la sensibilità di un autore. Inutile allungare il brodo se quello che si vuole raccontare può essere tranquillamente racchiuso in sessantasei pagine, no? Certo, ci sono i lettori che amano lo stile prolisso, le lunghe descrizioni, che non si accontentano di andare subito al nocciolo della questione. Ma forse è proprio questo il bello della letteratura: ognuno può indossare il libro che più gli si addice.
“Io e lui ci crogioliamo un altro po’ nella fine della nostra relazione, forse prima o poi ognuno prenderà la propria strada, o resisteremo a questo momento. Forse ho paura di entrambe le cose”.
Viola, Federico e Giorgio si ritrovano dopo tanti anni per cercare di sbrogliare i nodi di un passato scomodo che torna prepotentemente a galla. I tre amici d’infanzia, accomunati da un senso di colpa per un segreto mai del tutto svelato, vivono le loro vite a metà, insoddisfatti e con un peso sul cuore che continua a tormentarli. Viola, in particolare, non riesce a troncare una relazione ormai stantia, per paura forse di ritrovarsi di nuovo da sola e di dover ricominciare tutto da zero.
Uno dei temi portanti di questo racconto è il sentirsi incompleti. Tutti noi andiamo alla ricerca di quel piccolo particolare che riesca a farci chiudere il cerchio e a farci dire “Ecco, ora sì che mi sento soddisfatto”. Nel mentre, tendiamo ad accontentarci della quotidianità, a legarci agli altri solo per cercare di andare avanti, pur sapendo che dentro di noi continuiamo ad avere quel vuoto che aspetta soltanto di essere riempito. Alle volte è nel presente che si trova quel particolare (magari in una promozione inaspettata, nella nascita di un figlio, nella scoperta di un talento che non pensavi di possedere), altre volte, invece, è da ricercarsi nel passato. Nel caso dei tre ragazzi, nel loro paese di origine, nel Sud Italia.
“È solo che non siamo capaci di amare. Tutti e tre.”
Lo stile dell’autrice è asciutto e preciso. Ho apprezzato molto la scelta di far parlare i suoi protagonisti in modo non artefatto (“Ma ti sei scemmunito? A fare che, a casa di quella matta?”) per rimarcare ancora di più la loro appartenenza a un determinato luogo.
Quello che mi ha dato il libro è un senso di dispiacere. Anche io, come i tre ragazzi, spesso rimpiango alcune questioni irrisolte. Forse, se avessi avuto il coraggio di fare i conti con il mio passato, adesso sarei un uomo diverso, chi lo sa.
Per Viola, il tempo si è fermato a quell’estate di tanti anni fa. La sua più grande colpa è stata quella di voltare le spalle alle cose che non andavano, di voler proteggere a tutti i costi l’immagine che aveva dei suoi amici e di se stessa. Ma è giunto il momento anche per lei di far pace con il passato, anche a costo di soffrire. Siamo sempre in tempo per sistemare le cose che non vanno e per trovare quel piccolo particolare che ci faccia di nuovo stare in pace con noi stessi.
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