“Lo so che sei buona, Vichi, ma vedi, il mio dubbio è se tu possa o meno essere l’inizio della fine”.
Per la mia iniziativa “Io leggo la Ruota”, vi presento Vichi e la profezia dell’Encyclicon, un libro fantasy per ragazzi scritto da Mattia Panduccio e edito da La Ruota Edizioni che mi ha letteralmente conquistato.
Vichi è una bambina di undici anni che vive con la sua famiglia a Genova e che frequenta la quinta elementare. Un giorno incontra un wombat, un piccolo marsupiale australiano che parla la sua stessa lingua. Com’è possibile? Vichi non fa in tempo a scoprirlo perché all’improvviso entrambi vengono travolti dall’acquapampi, una terribile ondata che li trasporta in un regno magico popolato da creature fantastiche e da animali parlanti. Ben presto la bambina scoprirà una profezia che la riguarda e capirà che proprio lei potrebbe cambiare le sorti dell’intero Regno!

In piena notte la piccola Vichi viene trasportata dalla sua cameretta in un altro mondo: il Regno popolato da uomini, animali parlanti e altre strane creature. Scoprirà che a trascinarla lì è stato l’acquapampi, un particolare fenomeno caratterizzato da violente piogge, che si è scatenato fuori stagione con l’unico intento di catapultarla lì. Con l’aiuto di un wombat e di un gufo, che diventeranno suoi amici e compagni di viaggio, riuscirà Vichi, a sconfiggere l’associazione di maghi e creature oscure denominata “Seme Nero”? La profezia contenuta nell’Encyclicon, un antico libro di magia, potrà aiutare la ragazza e i suoi compagni a capire cosa fare. Età di lettura: da 11 anni.
Ci sono tanti motivi per cui ho amato “Vichi e la profezia dell’Encyclicon”. Innanzitutto, cosa più importante, per la storia, accurata e avvincente. Se l’incipit segue quello dei grandi classici della letteratura per ragazzi quali Il Mago di Oz e Alice nel paese delle meraviglie (una bambina che si ritrova un mondo fantastico), procedendo con la lettura il ritmo si fa più incalzante e il romanzo acquista una propria identità.
Oltre alla trama principale, che vede Vichi impegnata a scoprire un mistero che la riguarda, ci sono altri archi narrativi secondari molto interessanti, come quello dei pirati assoldati dal Marchese Wilfred per mettere fine alla minaccia degli zombi. Una cosa che ho notato è che l’autore va spesso di fretta e stringe in poche righe dei passaggi chiave che secondo me avrebbero meritato maggiore attenzione. Per esempio, a un certo punto della storia si scopre il traditore che combutta contro il Marchese. Invece di mostrare il momento clou, la rivelazione viene fornita al lettore tramite un riassunto stringato. Trovo sia stato davvero un peccato sbrogliare la scena in quel modo. Magari l’autore avrebbe dovuto curare di più i dettagli.
Tra i cliché del fantasy più odiati dai lettori ve n’è uno in particolare che sinceramente a me non dispiace affatto: la famosa profezia che riguarda il protagonista della storia. Ora: capisco che la maggior parte dei libri abbia dei tòpoi ricorrenti che alla lunga possano annoiare, però di solito chi ama il fantasy ama anche i suoi stereotipi. E no, non è solo in Harry Potter che abbiamo l’eroe prescelto ma è proprio una peculiarità di questo genere. Credo che per un autore la cosa più importante sia il modo in cui gestisce il tutto. Se il risultato è banale e scontato beh, forse sarebbe meglio evitare di inserire qualcosa di già visto. Se invece il cliché ha un suo perché all’interno della trama, allora potrebbe essere un valore aggiunto.
Nel caso di Vichi, la profezia ha senso di esistere, in quanto è il perno su cui si sviluppa l’intera vicenda. L’autore riesce a costruire una trama solida e avvincente, tanto che sono rimasto incollato per tutto il tempo alle pagine senza mai annoiarmi.
“Azazel è stato relegato nel Regno dei morti e non può accedere al mondo dei vivi. Seme Nero ha un solo modo per liberarlo: aprire un varco tra il Regno dei morti e quello dei vivi e sostituire un’altra persona con la sua”
Un altro motivo per cui il romanzo mi ha conquistato è che al suo interno possiamo trovare una grande quantità di personaggi provenienti da vari sottogeneri del fantastico, alcuni inventati di sana pianta dall’autore. Oltre ai pirata, agli elfi, agli zombie e ai vampiri, ho amato in special modo i Biddol, dei teneriesserini tondi e pelosi che ricordano i nerini del buio del film Il mio vicino Totoro di Hayao Miyazaki.
Uno dei miei personaggi preferiti è il gufo Pixi con il suo potere della gufata: quando crede che accadrà una determinata cosa il pennuto la dice agli altri e succede l’esatto opposto!
Per quanto riguarda la cover, all’inizio non mi aveva convinto del tutto. Per mio gusto personale, avrei preferito una bella illustrazione. Tutto sommato però non mi dispiace e la trovo adatta al target di riferimento.
Consiglio il libro a chi cerca un bel fantasy pieno di avventura e di buoni sentimenti. Non vedo l’ora di leggere il seguito anche perché, se non ho capito male, buona parte del secondo libro si svolgerà proprio a Genova!
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